Mese: novembre 2014

Sbarramento Pian dei Morti – Verteidigungsanlage Plamort 2083m

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L’ escursione parte da Resia paese  che si trova in Val Venosta al confine con l’Austria. 107_1409

Parcheggiata l’auto in paese si seguono le indicazioni  segnavia 2. Seguendo la mulattiera arriviamo  fino ad un bivio con indicazioni per la sorgente del fiume Adige,ma noi continuamo sulla forestale che sale in direzione sud est, passa sopra l’impianto sportivo e dopo due tornanti, a quota 1675 fino a trovare il sentiero “1A Rosshütte”. Lo seguiamo e, in costante salita e con belle viste sul sottostante Lago di Resia, raggiungiamo  l’altipiano di Plamort, territorio paludoso dove per proteggersi da una eventuale invasione da parte di Hitler, alla fine degli anni trenta del secolo scorso è stata costruita una linea di difesa, fatta di bunker e sbarramenti anticarro, di strade di rifornimento e di trincee di combattimento. Seguendo l’indicazione Panzersperre (barriera anticarro) raggiungiamo subito il manufatto “Drachenzähnen” (denti di drago), costituito da pali di larici alti 50-100 cm, rinforzati in cemento con una piastra di fondazione e rivestiti in calcestruzzo.

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La difesa anticarro eretta nel 1938 é stata mantenuta fino al 1962. Ma questa non è l’unica opera militare del sito, infatti possiamo vedere  bunker a suo tempo dotati di cannoni e altri con postazioni per mitragliatrici e spazi per le truppe spesso collegate da gallerie. Nel bunker numero 20 si trova la vera sorgente del fiume Adige.

 

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Raggiunto il punto sommitale dell’altura di Plamort m.2083, godiamo anche di uno splendido panorama verso l’Ortles, cima Dieci e Undici, Belpiano e il sottostante Lago di Resia, mentre a nord, all’altezza di Pfunds, si apre la valle dell’Inn.

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PUNTO DI PARTENZA : Resia 1500m

SENTIERO: 2 e 1A

DISLIVELLO: 583 m

DIFFICOLTA’: E

 

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Diga del Gleno 1534m

DSCF0116 L’escursione alla Diga del Gleno è abbastanza frequentata e conosciuta “purtroppo” per la tragedia che avvenne nel 1923  che disseminò morte e distruzione in Val di Scalve e perfino in Val Camonica.

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Il grande bacino si affacciava sull’abitato di Bueggio, misurava 4000 mq, 54 metri di profondità e 260 metri di lunghezza e conteneva circa 7 milioni di metri cubi d’acqua. Il 22 ottobre 1923 il bacino si riempi a causa delle forti pioggie e nei messi successivi la diga ebbe delle perdite. Il disastro avvenne  il 1º dicembre del 1923 alle ore 7:15 quando  la diga crollò.

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Sei milioni di metri cubi d’acqua, fango e detriti precipitarono dal bacino artificiale  a circa 1.500 metri di quota, dirigendosi verso il lago d’iseo. Il primo borgo ad essere colpito fu Bueggio. L’enorme massa d’acqua, preceduta da un terrificante spostamento d’aria, distrusse poi le centrali di Povo e Valbona, il ponte Formello e il Santuario della Madonnina di Colere. Raggiunse in seguito l’abitato di Dezzo, composto dagli agglomerati posti in territorio di Azzone e in territorio di Colere, che fu praticamente distrutto. Prima di raggiungere l’abitato di Angolo Terme, l’enorme massa d’acqua formò una sorta di lago – a tutt’oggi sono visibili i segni lasciati dal passaggio dell’acqua nella gola della via Mala  – che preservò l’abitato di Angolo, che rimase praticamente intatto, mentre a Mazzunno vennero spazzati via la centrale elettrica e il cimitero. La fiumana discese quindi velocemente verso l’abitato di Gorzone e proseguì verso Boario  e  Corna di Darfo, seguendo il corso del torrente Dezzo e mietendo numerose vittime al suo passaggio. Quarantacinque minuti dopo il crollo della diga la massa d’acqua raggiunse il lago d’Iseo. I morti furono ufficialmente 356, ma i numeri sono ancora oggi incerti.

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L’escursione  parte da Pianezza, frazione di Vilminore di Scalve 1265 m. da qui si  segue il segnavia n. 411 che parte in prossimità della chiesa (vicino a una fontana). Dopo un primo tratto percorso nei prati ci si addentra nel bosco, incrociando il sentiero per la “Costa Piana” e la “Baita de Napuleù”. Il percorso si dirige ripidamente verso una condotta forzata 1507 m, proseguendo parallelamente ad essa e giungendo ad una costruzione in cemento da cui parte la condotta stessa. Qui il sentiero diventa pianeggiante e costeggia i fianchi della montagna. Percorrendo la mulattiera, con passaggi esposti ,ma protetti da corrimano si arriva ai ruderi della diga, con stupendi panorami sulle pareti della Presolana.DSCF0126

 

PUNTO DI PARTENZA : Pianezza 1265 m

SENTIERO: 411

DISLIVELLO:  269m

DIFFICOLTA’: E

 

Monte Tombea 1950m

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Il Monte Tombea unitamente al vicino Caplone fa parte del tratto più elevato del Parco dell’Alto Garda Bresciano. Dalla sua cima possiamo ammirare il gruppo dell’Adamello, le Dolomiti del Brenta, il Lago di Garda con il Monte Pizzoccolo e sulla sponda veronese la catena del Baldo.

L’escursione inizia da Cima Rest che si raggiunge dalla sponda bresciana del Lago di Garda. Presso il paese di Gargnano troviamo la deviazione per la Valvestino, imbocchiamo questa strada e la  seguiamo fino a Magasa dove incontriamo e seguiamo  le indicazioni per Cima Rest. Raggiunta questa località  lasciamo l’auto nei parcheggi vicini al rifugio Cima Rest. Da qui torniamo brevemente sulla strada appena percorsa,  in direzione della chiesetta degli alpini. Poco prima della chiesetta, sulla nostra destra, troviamo le indicazioni del sentiero 69, lo imbocchiamo  e proseguiamo su una ripida stradina cementata che passa attraverso le caratteristiche case con il tetto di paglia, chiamate “Fienili di Cima Rest”.

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Scendiamo poi in uno splendido bosco di faggi secolari,

100_1890passiamo accanto a malga Avezza  e risaliamo fino ad un incrocio di sentieri dove noi seguiamo le indicazioni per il monte Caplone. Attraversiamo in seguito uno dei più belli ed incontaminati boschi bresciani. Proseguiamo quindi su ampi prati con vista sulla parete  sud del Caplone con la catena di cime chiamata “Costa del Bus del Balì”.

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Arriviamo cosi a ad un bivio che segna la deviazione per il Caplone o il Tombea. Noi prendiamo a sinistra la strada sterrata verso il Tombea , in breve giungiamo alla omonima malga di fronte alla quale si stacca un sentierino che ci porta in vetta alla montagna dove sorge un osservatorio.

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PUNTO DI PARTENZA : Cima Rest 1200m

SENTIERO: 66

DISLIVELLO:  750m

DIFFICOLTA’: E

Monte Stivo 2059m

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E’ la cima più a meridione della Catena del Bondone , dal pianoro di vetta si ha una  vista spettacolare a 360° ,infatti verso sud vediamo la parte nord del lago di Garda con Riva e Arco , ad Ovest Adamello, Carè Alto e Presanella , più a Nord le Dolomiti del Brenta mentre dalla parte opposta ci sono le montagne di Trento e la città di Rovereto proprio sotto di noi.

L’escursione parte dal Passo di Santa Barbara ( mt 1181mt), che si raggiunge dalla strada provinciale che unisce Rovereto al Lago di Garda, giunti a Loppio si svolta in direzione Ronzo-Chienis dove si seguono le indicazioni per il Passo di Santa Barbara, giunti al Passo si svolta a destra per Sant’Antonio e si segue una stretta stradina per qualche centinaio di metri fino alla sbarra dove si parcheggia.

Al Parcheggio troviamo la segnaletica con il sentiero 608Bis per il Monte Stivo e per il Rifugio Marchetti.   Il sentiero sale fino ad arrivare ad una serie di cartelli segnaletici presso la località Le Prese, da qui  si apre una splendida visuale su Arco e  risalendo di poco si può ammirare il panorama del lago di Garda.100_1806

Arrivati al rifugio  Rifugio Marchetti  si prosegue per  un semplice sentierino e si raggiunge la vetta in pochi minuti. Sulla cima troviamo una croce e un osservatorio per individuare le montagne circostanti.

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PUNTO DI PARTENZA : Sant’ Antonio 1220 m

SENTIERO: 608Bis e 608

DISLIVELLO:  859 m

DIFFICOLTA’: E